Le donne mentono ancora molto sulla loro esperienza in merito alla masturbazione. Introdurre i sex toys nella scoperta della propria intimità è spesso la scelta più indicata laddove l’autoerotismo è vissuto con imbarazzo. Se al giorno d’oggi possiamo parlare di autoerotismo femminile senza peli sulla lingua, il merito è soprattutto di Shere Hite, sessuologa e femminista americana che con il suo “Sexual
Honesty, by Women, for Women” del 1974 infiammò, nei puritanissimi USA, il dibattito sull’opportunità della masturbazione. Eppure, anche se sono trascorsi 40 anni, è ancora impossibile, in Italia come altrove, ottenere dati certi sull’autoerotismo femminile. Perché? Perché le donne mentono, mentono spudoratamente.
La percentuale infatti di coloro che ammettono di masturbarsi oscilla tra il 45% e il 71%, a seconda del campione. Una forbice troppo ampia per farsi un’idea chiara di quante la pratichino regolarmente, l’abbiano semplicemente provata o abbiano smesso con l’avanzare dell’età. Il punto è che paradossalmente se molte si vergognano a dire che si masturbano, altre si imbarazzano nel confessare che non lo fanno né l’hanno mai fatto, questo per via di tutta una serie di tabù e pruderie che impediscono alle donne di vivere la propria sessualità in maniera equilibrata, in un senso o nell’altro. L’autoerotismo, infatti, non deve essere visto come una pratica sessuale volta al raggiungimento del piacere, ma piuttosto come un modo, salutare ed immaginifico, per conoscere approfonditamente il proprio corpo. Ecco perché tutte le ragazze, al di là dei loro istinti sessuali, dovrebbero soffermarsi più spesso e più a lungo sulle loro zone erogene: innanzitutto per conoscere se stesse. Una volta una ragazza di 25 anni ci raccontò che faceva sesso regolarmente da che aveva 18 anni, ma che non sapeva esattamente dove fosse e come fosse fatto esattamente il clitoride. Incredibile, direte voi. Eppure aveva ricevuto un’ottima istruzione, non era cattolica né particolarmente morigerata. Ci disse che, se da piccola capitava che si toccasse la patatina senza malizia perché lo trovava piacevole, poi smise, disinteressandosi completamente alla questione fino a quando non sopraggiunse il primo ragazzo, che la toccava sì, ma un po’ dove voleva lui.
Morale: questa ragazza ha passato anni a credere che dovesse fare tutto lui, come voleva lui, il più delle volte “venendo” solo lui, insomma, sette anni di sesso fatto male. Questo perché probabilmente nessuno le ha fatto venire in mente che fosse del tutto naturale toccarsi ed esplorarsi di più, procurandosi piacere anche da sola. Fortunatamente non è mai troppo tardi per imparare a conoscersi, quindi, dietro nostro suggerimento, individuò il clitoride e cominciò a toccarlo delicatamente in più modi dando libero sfogo alle sue fantasie erotiche. Con il tempo capì che quel suo punto era troppo sensibile per essere stimolato a mano libera, per cui preferiva strofinarlo contro un cuscino o tenere indosso le mutandine, ma soprattutto comprese che quando avesse avuto voglia di un momento tutto per sé, magari liberandosi dallo stress, sarebbero bastati quei pochi minuti per stare bene. Diciamocela tutta: se per gli uomini l’esercizio è sempre lo stesso, per le donne la questione è un tantino diversa e un po’ più complicata (tanto per cambiare). Per trovare la propria personalissima strada verso il piacere, l’unica è provare. Inutile dirvi che un pizzico di eccitazione è una condicio sine qua non: cominciate a toccarvi quando avete già un po’ di voglia, dopodiché immaginate di essere desiderate da qualcuno in grado di suscitarvi le fantasie più sfrenate ed ascoltate il vostro corpo, capirete da sole dove e come toccare. L’operazione non vi riesce o vi inibisce? Ecco che entrano in gioco i nostri amatissimi vibratori clitoridei, ovvero i sex toys preposti alla stimolazione sensibile e precisa del clitoride. Il più potente ed innovativo? Ora 2 di Lelo, l’unico vibratore al mondo capace di riprodurre fedelmente i movimenti e le sensazioni del cunnilingus. Introdurre i sex toys nella scoperta della propria intimità è spesso la scelta più indicata laddove l’autoerotismo è vissuto con imbarazzo. In questi casi delegare a chi (o cosa) ne sa più di noi contribuisce infatti ad infonderci sicurezza e a riportare il tutto alla sua giusta dimensione di gioco. L’importante, in ogni caso, è aprirsi alle infinite possibilità che il nostro corpo ci riserva, non dimenticandoci che il piacere non è fine a se stesso, ma il modo migliore per dichiarare amore a se stesse.
Tratto da Pianeta Donna
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